Oltre 30 mila processi senza scadenza dal 2020

[vc_row css=”.vc_custom_1569880682167{padding-right: 7% !important;padding-left: 7% !important;}”][vc_column][vc_column_text]L’effetto della legge “Spazzacorrotti” varata dal governo M5S/Lega fermerà la prescrizione dopo la sentenza di primo grado: salterà l’estinzione per eccesso di durata in Corte d’appello e in Cassazione.

 

I dati

Nel 2018, secondo i dati forniti dal ministero della Giustizia, i procedimenti penali prescritti in Corte d’appello e Cassazione (per cui opererebbe il blocco) sono stati 29.862.

Nel complesso le prescrizioni sono in calo: dal 2016 al 2018 sono scese da 136.888 a 117.367 (-14%). Ma non in Corte d’appello dove, invece, sono aumentate del 12% e mandano in fumo un procedimento su quattro, il 25% dei definiti.

A determinare la diminuzione totale è la flessione dei procedimenti azzerati durante le indagini preliminari (passati da 72.840 a 48.735), che rimane comunque la fase in cui si concentra il maggior numero di prescrizioni (circa il 41% ).

In totale, il 75% dei procedimenti si prescrive nel primo grado di giudizio: non verrà quindi toccato dalla riforma.

 

Le conseguenze e differenze territoriali

Il blocco della prescrizione dopo il primo grado non avrà conseguenze omogenee sul territorio nazionale perché la percentuale di archiviazioni per prescrizione cambia fortemente da una Corte d’appello all’altra.

A Venezia e Torino l’estinzione del processo riguarda infatti più del 40% dei procedimenti definiti. In difficoltà anche Catania, con il 37,8%, Perugia e Roma con il 36 per cento.

All’opposto le Corti d’appello di Milano, Lecce, Palermo, Trieste, Caltanissetta e Trento, dove il numero di prescrizioni non arriva al 10 per cento.

Lo stop della prescrizione dopo il primo grado potrebbe mettere a rischio l’efficienza degli uffici giudiziari perché li graverà di circa 30mila procedimenti in più ogni anno, con esiti più pesanti sulle Corti dove la percentuale di prescrizioni è maggiore. È concreta la possibilità che si allunghino i tempi dei processi, che in appello in media già durano due anni e tre mesi.

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