La nuova strategia UE contro scappatoie IVA delle vendite online

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Contesto

Internet ha rivoluzionato drasticamente lo shopping. Di conseguenza, le norme esistenti contenute nella direttiva IVA del 2006 sono insufficienti per sapere quando, quanto e dove l’IVA dovrebbe essere riscossa e per garantire che sia effettivamente riscossa.

L’OCSE ha stimato che circa il 67 per cento delle forniture di beni per il commercio elettronico avviene tramite piattaforme digitali, la grande maggioranza delle quali solo attraverso le tre principali piattaforme.

 

Le nuove disposizioni

Il sistema IVA dell’UE sarà ulteriormente attrezzato per combattere le frodi nel settore del commercio elettronico in base alle nuove norme concordate in questi giorni dagli Stati membri.

Le nuove norme, guidate dal Parlamento da Ondřej Kovařík (Renew, CZ), aiuteranno gli Stati membri a recuperare ogni anno circa 5 miliardi di euro di gettito fiscale perso nel settore del commercio elettronico – una cifra che dovrebbe salire a 7 miliardi di euro entro il 2020.

Nel 2017 l’IVA non pagata dovuta da tutti i settori economici dell’UE è stata calcolata a circa 137 miliardi di euro.

La direttiva posta in votazione nella giornata di ieri integra le disposizioni generali previste dalla direttiva sul commercio elettronico in materia di IVA, approvata nel 2017 e che entrerà in vigore nel 2021. Il documento illustra in dettaglio come le piattaforme online come Amazon, E-Bay o Alibaba debbano assumersi la responsabilità che avranno a partire dal 2021 per garantire la riscossione dell’IVA sulle vendite ai consumatori dell’UE.

In particolare, le norme specificano i registri che le piattaforme devono tenere sulle vendite effettuate per aiutare le autorità nazionali a calcolare l’importo dell’IVA dovuta, anche quando i venditori di paesi terzi non si sono conformati al pagamento dell’IVA.

Attualmente è difficile per gli Stati membri ottenere l’IVA dovuta sui beni venduti al di fuori dell’UE se il venditore non dichiara correttamente tali vendite.

I deputati al Parlamento europeo hanno approvato le modifiche alla proposta della Commissione presentate dagli Stati membri per chiarire quale Stato membro sarà amministrativamente competente per una vendita specifica e quando una piattaforma online deve essere considerata come avente un ruolo in una vendita, e quindi responsabile in ultima analisi della riscossione dell’IVA. I deputati hanno inoltre convenuto che gli obblighi di comunicazione dovrebbero essere integrati per ottenere una ripartizione dell’IVA dovuta per Stato membro.

Kovařík ha dichiarato: “Abbiamo bisogno di un regime IVA adatto all’era digitale. La modernizzazione delle norme sul commercio elettronico semplificherà le procedure IVA in tutto il mercato unico. La direttiva contribuirà inoltre a colmare le lacune esistenti che ostacolano la riscossione dell’IVA.

Queste nuove misure sono un buon esempio di norme adatte all’era digitale e che andranno a vantaggio soprattutto delle imprese più piccole che intendono operare in tutta l’UE”.

Prossime tappe

Il Consiglio dovrà ora adottare la posizione finale su questa direttiva. Il Parlamento europeo ha un ruolo consultivo.

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